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Nel 1622 la Pieve di Borzoli concesse ai Padri Agostiniani Scalzi di Genova la chiesetta con l’annesso terreno su cui realizzare il convento. In questo atto di cessione pattuito dall’Arciprete Borbone, fu stabilito che gli Agostiniani avrebbero mandato, in ogni giorno festivo, un loro sacerdote a celebrare la Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Borzoli.
In quegli anni si era officiato nell’antica cappellina ed era quindi giunto il tempo, per i frati, di avere un nuovo e più grande edificio di culto. Il 20 marzo del 1646 Giulio Cesare Borea, Vicario Generale del Cardinale Durazzo, pose la prima pietra della nuova chiesa, che venne edificata in soli tredici mesi. Venne benedetta nel marzo del 1647. (foto chiesa esterna)
La chiesa venne costruita, addossata alla collina, con il prospetto principale rivolto a sud, verso il mare. Il convento, sul lato est della chiesa, fu iniziato nel 1647. Nel 1653 venne ultimato il muro di cinta e venne ripristinata la mulattiera di collegamento con coronata. Nel 1654 vennero ultimati i lavori interni alla chiesa mentre nel 1677 venne costruita la sacrestia. Il sagrato con pavimentazione in ciottoli e mattoni risale al 1680, così come la stradina frontale di accesso, completata a spese di Francesca Centurione, nobile sestrese. Nel 1683 venne anche completato il convento con l’aggiunta dell’ala nord, mentre non è ben chiara la data in cui si costruì il particolarissimo campanile triangolare.
La chiesa venne solennemente consacrata nel 1721 da Monsignor Camillo de Mari, vescovo d’Aleria. L’episodio è ricordato da un’epigrafe marmorea ubicata sul fondo della chiesa.
I Padri Agostiniani si prodigarono sempre molto per ornare ed abbellire la chiesa, ponendo prima di tutto, sull’altare maggiore, il dipinto su ardesia con l’ormai antichissima raffigurazione di S. Maria di Castiglione, trovato dai frati costruttori murato in un vano del forte preesistente.
Al suo interno la chiesa è costituita da un’unica navata coperta da volta a botte. Il pavimento è a lastre di marmo bianco e ardesia composte a disegni geometrici, eseguito nel 1944. (foto chiesa interna)
Intorno ai primi del XVIII secolo inserirono in corrispondenza della cappella laterale di sinistra, intitolata a Sant’ Anna, Patrona della parrocchia raffigurata in un tondo , un quadro dipinto da Giovanni Battista Carlone (Genova 1603-1684) raffigurante San Tommaso da Villanova, Patrono degli studenti agostiniani.
La cappella laterale di destra è intitolata a San Nicola, ma detta di Santa Rita da Cascia per la presenza del tondo raffigurante la Santa del pittore Sebastiano Conti Consoli. Ai lati della cappella vi sono due nicchie, all’interno delle quali sono poste la statua di Sant’Agostino, di carta pesta, utilizzata in passato per la processione in onore del Santo di Ippona avente come ricorrenza il 28 agosto, e Santa Maria Goretti.
Durante il periodo napoleonico il convento subì le leggi di soppressione ed i padri furono costretti a lasciare la loro sede. Tornarono dopo poco tempo, nel 1818 e vi rimasero fino al 1866, anno delle nuove soppressioni imposte dal Regno Sardo. Tornarono per l’ultima volta nel 1906 ove sono tutt’ora presenti.
La chiesa fu elevata a parrocchia dal cardinale Boetto con un suo decreto del 13 novembre 1944, che andò in vigore dall’8 dicembre.
Alcuni lavori di restauro interessarono l’edificio, soprattutto il prospetto principale, nell’anno 1906 quando il pittore napoletano Giuseppe Pennasilico decorò il fronte con l’affresco raffigurante San Nicola, mentre nel 1960 l’intero fronte venne rifatto dalla ditta Maggi di Uscio con tecnica a fresco non rispettando né la plasticità delle decorazioni precedenti, né il disegno architettonico che venne molto semplificato e modificato. Nel 1991 un’ulteriore opera di restauro sul prospetto principale, ha tentato di dare nuovo decoro al fronte della chiesa che ormai, a causa del dilavamento meteorico, era diventato completamente illeggibile.
Ai lati delle due cappelle laterali, sopra i confessionali in legno di noce, si vedono quattro nicchie ad arco con le statue dei Dottori della Chiesa, che sono, dall’altare in senso orario, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio, San Girolamo e San Gregorio Magno. La cantoria (sotto l’organo), sorretta da due mensoloni modanati posti ai lati della porta d’ingresso, è decorata da tre pale dipinte a olio con angioletti, attribuibili forse a Piola. Sotto questa troviamo invece a destra una nicchia con statue in marmo raffigurante il Battesimo di Cristo, a sinistra un’altra nicchia con statua lignea della Madonna della Guardia, Regina di Genova. Sulla controfacciata vi sono poi altre due piccole nicchie con statue poste ai lati della porta d’ingresso, rispettivamente del Santo Bambino di Praga e Sant’Antonio da Padova.
La decorazione della navata, in delicato barocchetto color verde chiaro, è scandita da coppie di lesene decorate ad affresco con riquadri e motivi floreali.
Sulla parete destra, subito dopo la cappella laterale, si trova il pulpito in marmo bianco con bassorilievi a motivo floreale e pregevoli inserti in marmo rosa e verde.
L’altare maggiore, preceduto da un ripiano sorretto da piastrini metallici dorati a forma di angelo orante, è ornato da marmi policromi e presenta tre gradini, Tabernacolo a tempietto e sportello in marmo-oro. Nella parte alta, appoggiata sull’ultimo gradino tramite un piedistallo in marmo bianco e grigio, si vede l’antica immagine della Madonna di Castiglione, risalente forse fino al XIII secolo, ornata da un’artistica cornice ovale in marmo bianco raffigurante nuvole e cherubini, opera dello scultore genovese Schiaffino. Dietro l’altare troviamo, oltre al coro ligneo, una pregevole tela raffigurante S. Nicola da Tolentino di autore ignoto.
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